
Beh, no, direi che è stato pesce. In realtà, la Lezione Numero Tre dell'ormai famoso Corso di Cucina doveva basarsi sulla carne, ma com'è, come non è, si è preferito scambiarla con la Lezione Numero Quattro e parlare di pesce. La classe sta diventando un pò turbolenta e distratta, si capisce. La prima sera eravamo silenziosi e attenti, la seconda un pò meno, la terza abbiamo chiacchierato allegramente di cose qualsiasi, spinando orate con rara maestria (in realtà le povere orate erano più scarnificate che sfilettate, ma insomma, siamo alle prime esperienze), tritato prezzemolo col coltello mica con la mezzaluna (orrore), e imparato i primi rudimenti di cucina giapponese, con un tempura degno di Nobu. Beh, personalmente mi diverto un sacco. La Maestra e la sua Ancella sono dotate sì di gran mestiere ma anche di infinita pazienza. E noi, devo dirlo, di grande passione. E di curiosità. E fa niente se ieri sera siamo rientrati olezzanti di olio d'oliva, tanto che il mio sposo mi ha chiesto se per caso non avessi marinato la scuola di cucina per recarmi, nottetempo, alla Sagra del Pesce, di quelle che si fanno in Liguria a ferragosto, con i piatti di carta e i totani e padelloni di olio bollente, ballo a palchetto e pesca di beneficenza. Ma sotto sotto era felice. Ha la prova tangibile che la Scuola non è una scusa. Peggio sarebbe se arrivassi profumata di Vetyver. Il fritto, signora mia, che grande invenzione.