23 novembre 2006

Ci sono cose.


...che uno nella vita, almeno una volta, le deve provare. Non è la cannabis o il volo su aliante, o scapicollarsi giù da un ponte attaccati ad un elastico. Signori, è fare la pasta. La pasta all'uovo, nella fattispecie. E ora, vuoto il sacco. Non è mistero. Frequento da due settimane un corso di cucina. Niente di strano, se prendessi il brevetto da astronauta farebbe senz'altro più scalpore. Ma forse, lo scafandro del quale mi doterebbero non esalterebbe al meglio le mie grazie, così come fa il candido grembiulino che mi è stato regalato alla prima lezione. Che già, indossato che l'ebbi, mi sentii già cuoca. la prima lezione è scivolata via con scioltezza, antipasti. Eravamo concentrati e un pò impacciati. Trovarsi in un ambiente nuovo e con persone mai viste e così diverse tra loro non è mica cosa da tutti i giorni. Ci siamo invece rilassati ieri sera, seconda lezione inerente i primi. La classe è eterogenea. Che teniamo famiglia siamo solo in due, ma questo è un bel vantaggio. Abbiamo una dimestichezza da giocoliere a manovrare casseruole e padelle da comunità, non perchè prestiamo servizio in una mensa scolastica, bensì, la nostra batteria da cucina, vista la mole delle bocche da sfamare, è composta da tegami di siffatto calibro. i padellini, a casa nostra, mia e della mia Amica della Pastiera, sono banditi. L'età media è bassina, ci sono due coppie di fidanzati tenerissime, una ragazza treccioluta che ricorda Pocahontas, due giovanotti che sanno con precisione l'indice Dow Jones odierno dello scalogno, e il nonnino, che è un mito già di per sè. La moglie, pur di levarselo di torno, lo ha testè iscritto a un corso di cucina, di origami, di joga e di spagnolo, che le cose da sapere son tante, anche a una certa età. Siamo tutti a conoscenza dei suoi esami clinici, è tutto a posto, anche il colesterolo e i trigliceridi, che non andavano tanto bene, ma adesso che si tiene un pò, per fortuna vanno meglio. Che cosa si fa in simili sere. Si osserva molto, si chiacchiera un pò, si scoprono delizie che mai prima, piccoli trucchi e sottigliezze del mestiere. Chi è l'artefice di tanta grazia? Lei. La Maestra. A dispetto del nome maschile, è una ragazza, e non è una scusa inventata da noi sposatissime per non dare nell'occhio. Andrea è una femmina, una cuoca con fiocchi, controfiocchi, frizzi e lazzi che son un accento argentino che non guasta e che si fa perdonare anche i piccoli scivoloni sulla lingua italiana, ci accompagna in scioltezza attraverso questo affascinante viaggio. più che una Maestra, un corrazziere. Lei non mescola, gira. Tutt'al più, manteca. Quanto olio? Un giro. Quanta farina? Ad occhio. Per quanti minuti? Appena è dorato. Così, fa capire a chiare lettere che la cucina, lungi dall'essere una scienza esatta come molti vogliono farci credere è soprattutto fantasia. E arte. E garbo. E inventiva. E misura. E questo, signori carissimi, è veramente un lusso.
Ma veniamo alle tagliatelle.
Vinto l'imbarazzo e la timidezza iniziale, ci siamo esercitati tutti, nessuno escluso a impastare, girare, tagliare e srotolare con magica precisione le tagliatelle in questione. Soddisfatti. Abbiamo bruciacchiato le crepes, ma la Maestra e la sua Ancella Lara, che affetta a velocità stellare e che davvero possiede la forza di venti braccia ad impastare la sfoglia, beh, hanno fatto finta di non aver visto. Ma insomma, bisognerà ben provare, no? Prossima puntata, le carni. Sarà dura. Personalmente è il mio piatto ostico, non la cucino volentierissimo, se non l'arrosto uguale a se stesso da tempo immemore. Con questo corso avrò la svolta. La mia cucina, avrà la svolta. In famiglia sono preoccupati. Avremo ancora la nostra bistecca impanata, mamma? Ma certo che sì, figlioli. Tutto rotto, ci faremo quattro salti. Shhhhhhhhh! Che la Maestra potrebbe sentire.

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