Lenti ma inesorabili. Tanto per cominciare, il pane prodotto dalla mia adorata Macchina del pane ha prodotto qualcosa di sempre più dissimile a un prodotto da fornace e sempre più vicino a un pane vero. Son soddisfazioni. Ho escogitato una serie di piccoli accorgimenti, non senza aver attinto al sapere delle amiche che da tempo immemore usano questa diabolica macchina. In primis, la farina che sembra una bazzecola, la farina sarà ben tutta uguale e invece no. Ho comprato una serie di farine alla Lidl, integrale, al farro, all'orzo e a non so cosa diavolo. Fatto sta che il pane che fa bella mostra di sè sulla tovaglietta della colazione, è il primo di una lunga serie di successi. Esso è gradevole alla vista, morbido, di un bel colore, non crudo e non bruciato, commestibile. Che è già un bel risultato. Certo, la famiglia non collabora. Annusano, guardano con sospetto, assaggiano un angolino manco avessero il dubbio che fosse un fungo allucinogeno, e poi lo lasciano lì. Ma è buono. Solo la Princi mi segue in questa strenua battaglia e ieri ha chiesto festosa se per caso non lo avessi acquistato dal panettiere, quel bel tronchettino marroncino. Mi adora, lo so. La faccenda le piace. Tanto che abbiamo dato un nome alla nostra macchina. E dato che noi e le gatte siamo già regine indiscusse di questa famiglia, la abbiamo chiamata con un nome maschile, che ci sembrava adatto. La nostra macchina si chiama Ubaldo. Primo caso di transgender fra gli impastatori. Ma tranquilli. Sciacquo il cestello quando in cucina non c'è nessuno, e in una vasca del lavandino dedicata solo a lui. Per tacitare anche la Gardini, che non ci perda il sonno.
1 commento:
Fantastico questo tuo "mattone". E poi i tuoi post sono così divertenti. Mi sembra di vederti all'opera nella tua cucina mantri scegli farine, aggiungi acqua e lieviti vari...continua così. Glò
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