28 settembre 2006

Mah.

Confesso. L'ho comprato senza sapere cosa farci, solo perchè mi piaceva la scatola, con tutti i ghirigori cinesi. A vederlo così, miserino, in un letto di piselli, col lavandino in vista (sì beh, quello arancione è un lavandino, stupiscano lorsignori, l'altro è viola) e il piano della cucina tutto bello paciugato (do you know Paciugare?), insomma, non ispira. Ma il nome, Venere, ti suggerisce un riso peccaminoso, proibito ohibò, e anche afrodisiaco, c'è scritto sulla scatola e non so se mi son ben spiegata. Va bene, sono una frana. L'arrosto mi è venuto decisamente meglio e questo lo servirò insieme. Ma sono troppo curiosa di vedere la faccia che faranno i miei commensali. E soprattutto, manco a dirlo, gli effetti che il riso medesimo avrà. Magari stasera non schianto sul divano come al solito. Trenta chili di riso nero alla signora. Son trentacinque, lascio?

L'inganno.

Non sono un granchè come fotografa. Mio marito sostiene che le mie fotografie non hanno profondità, perchè non so inquadrare. Io mi piazzo lì, velocissima, dall'alto e clic, uno scatto e via. Anche perchè, solitamente, ho quei 4 picosecondi da dedicare all'immagine e i rimanenti 3 minuti per scrivere il post. Come farei, se no? E poi, suvvia, mica potevo scomodare Helmut Newton per immortalare il mio povero, umile, piatto di flan di zucchine. Cosicchè, ecco, le semplicissime zucchine, fatte giocare un pò con la cipolla in una padella e passate in forno a chiacchierare con le uova sbattute. Pur non avendo figlioli in tenerissima età, essi non mangiano la verdura proprio volentieri. Un travestimento colorato, in una pirofila ovale e di marca tedesca, e il piatto sopra descritto viene testè divorato con gridolini di giubilo, tacitando anche gli sbrani più feroci e annullando l'avversione a qualsivoglia cibo di colore verde. Che donna diabolica.

24 settembre 2006

Insolito.

Non lasciatevi trarre in inganno. Non sono cannelloni, non sono gambi di sedano. E' una specie di antipasto scopiazzato bellamente da una vecchia copia di Sale & Pepe. Carino l'impatto cromatico. Nella foto sono ancora crudi, perchè temevo di fare brutta figura coi miei ospiti a pranzo, a mettermi lì ad armeggiare con la macchina fotografica, quando una perfetta padrona di casa deve essere sicura che tutto sia a posto, sulla tavola, in frigo, sui fornelli e nel forno. Le cose che vedete sono porri. Avvolti con maestria in delicatissime fettine di prosciutto di Praga, cosparsi di ricotta e di semi di cumino pestati. Naturalmente i porri non vanno consumati crudi, giammai! Prima vanno sbollentati in acqua salata per cinque minuti e poi, prima di sposarli al prosciutto, lasciati raffreddare su un canovaccio. Certo non già un canovaccio qualunque....se ricamato sui toni dei viola, il vostro piatto avrà tutto un altro sapore. Ah, e in forno per mezz'ora, badate bene. Senza canovaccio. Tutto chiaro?

23 settembre 2006

La torta di pesche.


Primo tentativo riuscito di acchiappare l'estate per la coda. Le ultime pesche sono ancora buonissime, perciò, via alla preparazione estemporanea di una simil torta. Alla larga da burro e affini, che verrà abilmente sostituito con 2 vasetti di yogurt alla vaniglia. Ma andiamo con ordine. Si prende una terrina ed ivi si mescoalano, allegramente: appunto, 2 vasetti di yogurt alla vaniglia, una bustina di lievito per dolci, 150 grammi di farina, due cucchiai di zucchero di canna, 1 cucchiaio scarso di cannella e infine 4 uova. Teoricamente, prima i rossi e poi l'albume montato a neve ma ero in ritardo e ho mescolato tutto insieme, così, senza rancore.Ah, beh, certo, le pesche a fettine, come dimenticarle. La colazione di stamattina è stato il banco di prova. Mmmmmmmhhhh, buona, è stato il commento unanime. Provare, in questo week end, magari preprarla da portare in dono agli amici che vi invitano a cena, oppure, consumarla in giubilo e concordia con i parenti della domenica. Mi accorgo di aver dimenticato la dicitura Infornare a 180 gradi Per Circa Mezz'ora, ma mi sembrava ovvio. Quando mai si consumano le torte crude?

21 settembre 2006

Sua Signoria.


Già il colore. Che me la fa amare in maniera incondizionata e comprare, a grappoli sapientemente intrecciati, anche quando non mi serve. Già il suo aspetto, lucido e tondeggiante, che a vederla adagiata in un cestino in cucina, rimanda a immagini campagnole e semplicissime, che mettono allegria. La Cipolla di Tropea, non già una cipolla qualunque, nè bionda nè bianca. Il suo uso è variegato, primo fra tutti la marmellata, da sposare a formaggi e bolliti. L'uso che ne faccio io, ovviamente, è molto, molto più semplice. Un must fra gli amici ai quali ho fatto scoprire questo connubio di una semplicità immane ma di grande effetto, sia cromatico e di gusto. Ingredienti. Cipolla rossa di Tropea e tonno in scatola, di ottima qualità. Fine. Per tirarmela un pochino posso anche descrivere un procedimento alla Jamie Oliver, per capirci. Allora, si trita finemente una cipolla di Tropea e si aggiunge il tonno. Aggiustare di sale, e via. Miserino? Pazienza. Ma provate a prepararlo al volo per un aperitivo improvvisato. Gli oooooohhhhh! di meraviglia si sprecheranno. Un unico accorgimento. Nessun incontro ravvicinato per le seguenti 12 ore. La Cipolla di Tropea, ben lo si sa, è un anticoncezionale naturale. E nulla può il dentifricio.

20 settembre 2006

La minestrina.


E' una mano santa. Santifica, sistema, riscalda e allevia. Fa sentire a casa, al caldo. Personalmente, l'ho eletta rito della domenica sera. Ma nulla vieta di prepararla con attenzione e tutti i sacri crismi, in qualsiasi sera della settimana, semplicemente quando ci viene voglia. Dopo una giornata di sbattimento totale, magari con qualcuno della famiglia che non sta troppo bene, qualche linea di febbre, magari un mal di pancia estemporaneo, ecco che la minestrina appare nella sua veste curatrice e riparatrice. Fa subito sentire meglio. Ingredienti, beh, non sono molti. Aborrite ma in silenzio, la mia minestrina è fatta col dado da brodo, un cucchiaino di burro, 2 foglie di alloro. E i Risoni Barilla. Nessuna minestrina può dirsi tale se preparata con scialbe stelline o altre corbellerie. Qui non si scherza, o Risoni o niente del tutto. Versatile e trasformista la minestrina si trasformerà all'occorrenza in un piatto completo, se sciolto nel suo brodo fumante avrà del formaggio fresco, robiola o caprino, o semplicemente una generosa nevicata di Parmigiano. Sento il bisbigliare...ma come, questa qui ci viene a dare la ricetta della minestrina? L'avevo detto, bellezze, che non era un foodblog come gli altri. E poi, non ditemi che non vi avevo avvertito.

18 settembre 2006

Cioccolata da choc.

Non è tanto la stagione delle cioccolate calde, certo che no. Non ancora, almeno. E poichè sono più astuta di una faina, mi sono portata avanti. Le cioccolate di Whittard of Chelsea fanno infatti parte del mio diabolico piano. In effetti un vero piano non ce l'ho, ma capiteranno pure quelle domeniche noiose, quei pomeriggi di pioggia non quella scrosciante ma quella finissima che cade e cade senza sosta, e magari ci sarà pure la nebbia e farà un freddo polare e nessuno in casa avrà voglia di fare alcunchè se non brasare lentamente sul divano, avviluppato in una copertina di pile con Winnie the Pooh. Se l'immagine raccapricciante non è abbastanza chiara, fa lo stesso. Comunque, nelle summenzionate domeniche, un'oasi di beatitudine è caratterizzata da una merenda improvvisata. E la beatitudine raddoppia se si offre cioccolata e biscottini. E la beatitudine centuplica se si può scegliere tra due lussuriose opzioni. Cioccolata in tazza alla menta o all'arancia. C'è qualcosa di più chic? Speriamo solo che piova presto.

16 settembre 2006

Nero???


Mi piaceva il nome. E la scatola. Non so assolutamente che uso potrò farne, magari mi inventerò qualcosa lì per lì. Certo, non posso fare un riso al burro, sarebbe sprecato. Magari, prosciutto a dadini e piselli. Oppure gamberetti e zucchine. Sconsigliato al nero di seppia. A meno che non sia la stessa tonalità di nero. Ma questo, era ovvio.

Cominciamo bene.


Che cosa bizzarra iniziare un pseudo blog di ricette con qualcosa che non è una ricetta. Infatti, non la è. E' uno yogurt di marca sconosciuta, magro, in vasetto di vetro riciclabile, per esempio, per raccogliere le graffette in ufficio. Compatto, esiste anche al gusto caffè, ciliegia e un paio di altri. Considerando che ho una smodata passione per la cannella, lo yogurt in vetro per il rumore del cucchiaino, e che, non ultimo, non mi ero mai imbattuta in uno yogurt con questi aromi, beh, l'ho comprato. Ed è buonissimo. Magari, proverò a farci la torta allo yogurt. Ecco, questa sì che è una ricetta. Allora, va bene.

15 settembre 2006

Santa Polenta


Nasce Santa Polenta. Blog di cucina non abbastanza serio per essere considerato tale. Piuttosto, una serie di piccoli accorgimenti, suggerimenti e ricette di una banalità rivoltante per cuoche non provette, nemmeno alle prime armi, e forse nemmeno per cuoche. Idolatri del Sofficino, adepti alla Spinacina, questo sito è per voi. Che comprate i preparati per le torte già pronti, quando siete in vena e quando non lo siete, direttamente le torte del Mulino Bianco. Che preparate deliziosi budini con le buste. E l'insalata già tagliata e pulita, qualche volta avreste voluto trovarla già condita. Anche nelle ricette più semplici, nelle non-ricette, in fondo, si può trovare un certo significato profondo, una sorta di sentimento. Perchè, come si dice, l'Amor non è Polenta.