
19 dicembre 2006
La biscotteria.

11 dicembre 2006
Fuori programma.

Il sapere delle nostra Maestra và oltre. Oltre i termini impropri, oltre l'accento argentino, oltre i participi passati non sempre perfetti. Oltre, insomma. Noi la adoriamo e ci comincia un pò a dispiacere che la prossima di Santa Lucia sia l'ultima lezione. Ma già meditiamo di iscriverci in massa al corso avanzato. L'altra sera la Maestra, contravvenendo al regolamento (!), nonostante la lezione sui primi l' avessimo già fatta e il riso pure, ci ha regalato una chicca per le occasioni speciali. Quando cioè uno ha qualche biglietto da 50 euro che sonnecchia beato in fondo al portafoglio e che proprio non sa che farsene, quando, e vado a caso, si ha una cena importante, o si è soli col propio sposo/amante/marito/fidanzato, o se si vuole fare un terno secco sul vicino di casa testè arrivato nel nostro palazzo e niente, niente, niente affatto male. Barolo, signori cari, Barolo. Col riso, perlopiù. Secondo la dottrina della Maestra le bottiglie dovranno essere due: una per cucinare e l'altra da sorseggiare con grazia e mestiere durante la cena. Servirà uno scalogno, il solito olio, il solito soffritto, 2 chiodi di garofano, pepe, rosmarino e alloro. Si comincia a fare il riso normalmente, bagnando col vino bianco. Poi, si riduce il barolo, a fuoco basso, e lo lego con farina e burro. So che è complicato, ma si renda conto signora, io vado a scuola per imparare queste meraviglie, posso perdere il mio tempo a spiegare a lei che cosa è il roux? E la mirepois? Via, non diciamo fesserie. Una volta che il mio barolo è diventato una specie di vino cotto, cioè si è, come spiegare, un pò consumato, ecco che, avendo messo il riso nel piatto e avendo fatto una specie di piccola culla con il mestolo, ce lo piazzo all'interno. E dato che non mi faccio mancare niente, ecco che lo ricopro con due fettine di lardo di Colonnata e lo servo, con sguardo da gatta. Al mio vicino verrà un colpo. A mio marito, pure. Anche perchè, all'enoteca, ho usato la sua carta di credito.
Maiale a me?

Sissignori, questo l''ho fatto io. Spazzolato in men che non si dica. E' stato un week end proficuo. Desperate Housewife sono delle Benemerite Nessuno al mio cospetto. Ho ricamato e cucinato, cucinato e ricamato. Da perdere la testa, o da sbatterla contro il muro, a scelta. In più, servizio catering verso il Canavese. Gli amici, annusati i risultati che la mia Amica ed io otteniamo a scuola, organizzano cene a profusione. E lì, ci si lancia in agrodolci "particolari", in muffin senza forma e cake un pò crudi, ma basta una ripassata in forno e vengono che è una meraviglia, non lo sapeva? Il mio filetto di maiale, invece, costituiva il pranzo domenicale. Il segreto è avvolgere le fettine di maiale in fettine di lardo. E adagiarlo, bello sereno, in un letto di patate sbiancate ( eh sì, signora, scusi tanto, ma le patate van sbiancate, non bollite e non cotte, men che meno crude, sbian-ca-te!). Le voraci boccucce faran sparire il vostro piatto in poco meno di dieci minuti. E voi sarete, manco a dirlo, soddisfatte, compiaciute e serene. Come il maiale, per l'appunto.
Messer Filetto.

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